Giorgio de Chirico - scritti


Quale sarà lo scopo della pittura futura?

Sarà esattamente uguale a quella della poesia, della musica e della filosofia: creare sensazioni sconosciute in passato: spogliare l'arte del comune  dell'accettato, da qualsiasi soggetto a favore di una sintesi estetica: sopprimere completamente l'uomo quale guida o come mezzo per  esprimere dei simboli, delle sensazioni, dei pensieri, liberare la pittura una volta per tutte dall'antropomorfismo che soffoca la scultura: vedere ogni cosa, anche l'uomo, nella sua dualità di "cosa". Questo è il metodo di Nietzsche. Applicato alla pittura, potrebbe dare dei risultati straordinari. Ciò è quanto io cerco di dimostrare nei miei dipinti.

da "Meditazioni di un pittore" 1912

 

Giorgio de Chirico

 
L'opera d'arte metafisica è quanto all'aspetto serena; dà però l'impressione che qualcosa di nuovo debba accadere in quella stessa serenità e che altri segni, oltre quelli già palesi, debbano subentrare sul quadrato della tela. Tale è il sintomo rivelatore della profondità abitata. Così la superficie piatta di un oceano perfettamente calmo ci inquieta non tanto per l'idea della distanza chilometrica che sta tra noi e il suo fondo quanto per tutto lo sconosciuto che si cela in quel fondo. Se così non fosse l'idea dello spazio ci darebbe solo la sensazione della vertigine come quando ci troviamo a grandi altezze.
da "Sull'arte metafisica", Roma 1918
 
La parola "metafisica" con cui battezzai la mia pittura, sin da quando lavoravo a Parigi negli anni sottili e fecondi dell'avantiguerra destò pure tra gli intellettualoidi delle rive secuane stizze, malumori e malintesi non trascurabili. La puntata solida, che degenerò poscia in luogo comune, era quella di dire: c'est de la littèrature. Frase che faceva pendant a quella lanciata dai cubisti o avanguardisti alle armate dei loro nemici tradizionalisti: c'est pompier; è chiaro che le due accuse si equivalgono e nella maggior parte dei casi servono di egida a chi le sputa in modo da evitargli, almeno in apparenza, di passar per fesso...
    In compenso però i difensori non mancarono e prima fra tutti devo citare il mio povero amico Apollinare che disse già di me: c'est le peintre le plus ètonnant de la jeune génération.
    La parola "metafisica" fa nascere un mucchio di malintesi, specie in quelle menti stitiche che non avendo lo sforzo salutare della creazione vivono di plagi e di luoghi comuni e spruzzano la loro bile cronica ogni qualvolta gli capita sotto il naso un che che superi la cerchia delle loro capacità intellettive. Alle menti di molti di questi rappresentanti europei della fauna antropoide dell'Africa e dell'America (cercopitechi, semnopitechi, miopitechi), la parola metafisica fa nascere fosche visioni di nuvolaglie e di grigiume, grovigli caotici e masse tenebrose. In Francia il malinteso si estese fino ad attribuire l'invenzione della metafisica ai tedeschi, e ricordo le lotte che ebbi a sostenere per fare accettare il terribile vocabolo che insospettiva anche i benpensanti.
    Ora io nella parola "metafisica" non ci vedo nulla di tenebroso; è la stessa tranquillità ed insensata bellezza della materia che mi appare "metafisica"  e tanto più metafisici mi appaiono quegli oggetti  che per chiarezza di colore ed esattezza di misure sono agli antipodi di ogni confusione e di ogni nebulosità.
 
da "Noi metafisici" 1919

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