Domotica, architettura, umanesimo
  È oggi tempo di fondare un nuovo umanesimo?  Di fatto la proposta umanista, da intendere sempre quale attenzione particolare all’uomo in senso completo, e, pertanto, alla sua cultura in senso profondo, pare essere quanto mai di necessità attuale.
Nella società delle macchine e dell’informatica, dopo aver assistito al culto della tecnologizzazione da parte di alcuni, che ha comportato altrettanto estremi atteggiamenti di rifiuto dell’innovazione tecnologica sostenute da altri (a causa dell’insorgenza di nuove forme di organizzazione del lavoro, o stili di vita considerati disumanizzanti), al fine di mettere la tecnologia in tutto e per tutto al servizio dell’uomo, molto più che in senso puramente funzionale (ovvero senza alterare il naturale rapporto tra uomo e ambiente), è più che mai necessario un convinto sodalizio tra ingegneri e architetti.
Infatti, se gli ingegneri che si dedicano all’automazione degli edifici pensano alla sicurezza, all’ottimizzazione dei costi di gestione, al confort, alla flessibilità dell’utilizzo dei locali in senso funzionale, gli architetti, i quali da sempre orientano il loro pensiero progettuale alla ricerca dell’equilibrio tra uomo e ambiente in senso umanista, possono trovare nella domotica una nuova grande occasione: non solo per inventare più liberamente nuovi stili, ma, potendo oggi individuare proprio nelle opportunità offerte dall’automazione al servizio dell’abitare il terreno comune, forse maggiormente proficuo, per “inventare” ambienti in sintonia con i progettisti ingegneri.

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