,
acidificazione, riduzione dello strato di ozono, tutela
della biodiversità). Si richiedeva, inoltre, di
integrare gli obiettivi di tutela delle risorse e della
qualità ambientale sia nelle politiche territoriali ed
economiche nazionali e locali, sia nelle strategie
produttive dei gruppi economici. Dieci anni dopo,con la
Conferenza di Johannesburg del 2002, sono stati
quantificati gli effetti ambientali di un decennio di
globalizzazione e analizzati tre risultati relativi
all'efficacia delle politiche globali e nazionali,
pubbliche e private; al bilancio dello stato delle
risorse ambientali e dei rischi; al bilancio degli
effetti diretti e indiretti della globalizzazione dei
mercati.
Nell'arco dell'ultimo decennio i
cambiamenti strutturali dell'economia, la diffusione di
nuove tecnologie e lo sviluppo delle politiche
ambientali hanno permesso di consolidare il processo di
'dematerializzazione' e di riduzione dell'intensità
ambientale dello sviluppo economico avviatosi dalla metà
degli anni ‘'70. Tutti i principali indicatori
ambientali si sono disaccoppiati dagli indicatori
economici. Su scala globale i consumi energetici sono
aumentati del 10,5%, le emissioni di Co2 (da soli usi
energetici) sono cresciute del 8%, le emissioni di
anidride solforosa e di ossidi di azoto sono diminuiti,
i consumi di ferro sono aumentati del 3% (mentre erano
cresciuti del 11% nel decennio precedente).
Nei paesi sviluppati, e soprattutto
in Europa, per molti aspetti si è realizzata una
riduzione assoluta dei carichi ambientali pari al 4%. Le
emissioni atmosferiche, dall'anidride solforosa, agli
ossidi di azoto ai metalli pesanti e alle diossine, si
sono in tal modo uniformemente e costantemente ridotte.
I
Nel corso di questo decennio, nella
gran parte delle regioni dei paesi sviluppati è cambiata
la qualità del problema o conflitto ambientale, Ciò
grazie alla regolamentazione degli scarichi idrici e
atmosferici e allo stesso smaltimento dei rifiuti. Fanno
eccezione alcune aree e punti circoscritti come la città
di Taranto con l’ILVA, il più grande centro siderurgico
d'Europa, la raffineria AGIP, il cementificio Cementir.
Per questo motivo Taranto è una delle
città europee più inquinate. L’Ilva di Taranto immette
nell’atmosfera un quantitativo di diossina pari al’8,8%
del totale europeo, ma non esiste in città alcun sistema
di monitoraggio degli inquinanti. Infatti i dati
relativi alle morti per neoplasie, a Taranto, sono più
che raddoppiati dal 1971 al 1996. I risultati del
Dipartimento di Prevenzione della Asl locale, per il
quadriennio 1998-2001 nella provincia jonica, registrano
circa 1.200 decessi annui, dati che, per le neoplasie
polmonari, collocano Taranto fra le Aree del Sud-Italia
a maggiore incidenza oltre la media nazionale.
Il 98% del benzo(a)pirene prodotto
nell’area industriale, proviene dalle cokerie dell’Ilva.
E’, infatti, impossibile pensare ad una compatibilità
tra le cokerie ed una città che vive a ridosso
dell’industria. A Taranto molte associazioni e comitati,
da tempo sostengono la chiusura dell’area a caldo.
Quale può essere la soluzione?
L’obiettivo è trasformare i circa 4.000.000 mq dell'area
a caldo in un nuovo brano di città che veda valorizzate
le proprie straordinarie risorse ambientali.
In quest'area, che si affaccia sul
Mar Piccolo, si potrà dunque finalmente dare spazio ed
impulso a quella risorsa turistica della Taras
magno-greca e della Tarentum latina, visto che molti
siti archeologici si affacciano proprio su quello
specchio di acqua che potrebbe giovarsi di varie
attrezzature: tempo libero,cultura, nautica. Fulcro del
progetto è la creazione di un grande Parco delle energie
rinnovabili che sarà caratterizzato da edifici di
archeologia industriale recuperati a nuovi usi, spazi
attrezzati per lo sport e il tempo libero, attività
commerciali, terziarie.
Obiettivi:
1_ La misura dello spazio:
Obiettivo dell'intervento è quello di
ristabilire una struttura allo spazio fra le cose, che
ne consenta una diversa interpretazione, per conservare
la memoria della fabbrica e costruire un nuovo ambiente
per attività diverse.
2_ Il rapporto del parco con la
città:
La fabbrica esclude la città dal suo
perimetro. Le sue leggi sono diverse da quelle di un
ambiente urbano, fatto di relazioni, di mediazioni, di
lente trasformazioni. La fabbrica assoggetta i terreni
alle sue esigenze, piega l'ambiente alle sue dimensioni.
Il lavoro da fare per restituire il parco alla città
consiste quindi nel ricucire lo strappo che ha causato
la fabbrica.
3_Creazione di un complesso di parchi
di varie tipologie:
-parchi ricreativi;
-parchi culturali;
-riserve naturali;
4_ Nuove proposte per attività
culturali Il recupero dei complessi industriali può
condurre all'utilizzo di locali adatti ad ospitare
attività culturali e sociali.